L’OMS distingue due forme principali di diabete: il diabete mellito di tipo 1 e il diabete mellito di tipo 2, alle quali si aggiungono il diabete gestazionale o gravidico e altre forme meno comuni. In caso di diabete di tipo 1, la produzione di insulina viene soppressa oppure risulta notevolmente ridotta a causa della distruzione delle cellule beta ad opera del sistema immunitario. Nel diabete di tipo 2, invece, l'insulina non viene prodotta in quantità sufficiente per soddisfare le necessità dell’organismo (in questo caso si parla più esattamente di deficit di secrezione di insulina), oppure
non agisce in maniera soddisfacente (insulino resistenza). La forma di diabete più diffusa è la 2 che interessa maggiormente la popolazione adulta e ha tra le cause il sovrappeso che, a sua volta, è riferibile a una alimentazione scorretta e a poco movimento. Insomma, ingloba i mali della nostra società. Il diabete di tipo 1 è invece una malattia autoimmune e di solito si manifesta nei primi 10/20 anni di vita. Condiziona seriamente gli stili di vita ma con controlli continui, somministrazione di insulina in funzione degli zuccheri e le ultime tecnologie (microinfusori e pancreas artificiali) si riesce a condurre una vita normale. La scuola riveste un ruolo fondamentale nella gestione di questa malattia ed è importante formare gli insegnanti su come gestire i bambini con diabete 1 (e, al contrario di quanto si potrebbe pensare, è molto raccomandato lo sport per chi soffre di questa patologia perché stabilizza il metabolismo).
IL COSTO DELLA MALATTIA
E' fondamentale agire sulla prevenzione (in particolar modo per il Diabete Mellito tipo 2) perché l’impatto della malattia dal punto di vista clinico, sociale ed economico sul SSN e sui servizi regionali è molto importante: basti pensare che la riduzione di aspettativa di vita nella persona
con diabete non in controllo metabolico è di 7-8 anni, il 60% almeno della mortalità per malattie cardiovascolari è associata al diabete, il 38% delle persone con diabete ha insufficienza renale che può portare alla dialisi, il 22% delle persone con diabete ha retinopatia, il 3% delle persone con diabete ha problemi agli arti inferiori e piedi. Il 32% dei soggetti è in età lavorativa (20-64 anni) con prevalenza del 10% fra le persone di 50-69 anni. Tutto ciò comporta l’8% del budget SSN assorbito dal diabete con oltre 9,25 miliardi di euro di soli costi diretti (quelli dovuti alla spesa per farmaci, prestazioni ambulatoriali, diagnostica e ricoveri), a cui ne vanno aggiunti altri 11 di spese indirette (assenza dal lavoro, diminuzione di produttività, ecc..). Specificando meglio, un paziente diabetico in un anno consuma risorse del SSN per circa 2.800 euro che sono il doppio rispetto ai pazienti non diabetici. Il 90% dei costi è attribuibile al trattamento delle complicanze e comorbilità, soprattutto per le ospedalizzazioni, mentre solo il 10% è assorbito dalla gestione del problema metabolico. E questi costi aumentano se il paziente non viene trattato in maniera adeguata e tempestiva perché magari non ha un pronto e facile accesso ai servizi sanitari oppure perché non assume con regolarità le terapie prescritte.